giovedì 25 gennaio 2018

"La sciarpa ricamata" di Susan Meissner

Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
La chiacchiera librosa di oggi è dedicata a "La sciarpa ricamata" di Susan Meissner, edito Tre60 (rilegato a 16,90€):
Ellis Island, settembre 1911. Dopo aver perso l’uomo che amava, Clara ha scelto di prendersi cura degli emigranti che ogni giorno approdano all’isola, in attesa di ottenere il visto d’ingresso negli Stati Uniti. Un giorno, tra le migliaia di persone, un uomo attira la sua attenzione. Ha la febbre, forse è destinato a morire, e non si separa mai da una bellissima sciarpa con un motivo floreale su cui è ricamato un nome: Lily...
Manhattan, settembre 2011. Taryn lavora in un negozio di tessuti nell’Upper West Side. Rimasta vedova, è faticosamente riuscita a trovare un nuovo equilibrio e un po’ di serenità. Ma non riesce a cancellare il ricordo del giorno in cui le Twin Towers sono crollate, seppellendo suo marito. E neppure a cancellare il senso di colpa: lei infatti si è salvata grazie a uno sconosciuto che ora, a distanza di dieci anni, bussa alla sua porta, portando con sé la sciarpa che Taryn aveva quel giorno: una sciarpa antica, con un motivo floreale...

L'anno scorso, Jill Santopolo mi aveva emozionata profondamente con il suo "Il giorno che aspettiamo", e in questo romanzo di Susan Meissner ho ritrovato la stessa capacità di toccare il cuore del lettore e farlo battere un po' più veloce.

Un romanzo centrato sulle donne e sull'amore, sulla resilienza e sul coraggio di darsi una seconda opportunità: ad accumunare Clara e Taryn, seppure un secolo intero le divida, è la sensazione di dolore e smarrimento che provano dopo aver perso il loro centro.
Entrambe vivono solo a metà, convinte di non poter mai più essere felici e che, soprattutto, non ci sarà un altro amore nelle loro vite.
Ma, e qui voglio riportarvi la citazione completa perchè nessuno può dirlo meglio di Susan Meissner, «l’amore non è una persona. Non è una cosa di questo mondo. [...] viene dal cielo. Ci viene dato non perché ci aggrappiamo a lui o ci nascondiamo da lui, ma per donarlo».
Sia Clara che Taryn affronteranno i loro demoni, le loro paure e avranno la possibilità di tornare a vivere una vita piena, ma la domanda è: sapranno coglierla?

Mi è piaciuto moltissimo, e soprattutto mi ha emozionata profondamente: il dolore di Taryn, legato non solo alla perdita del marito ma anche a uno degli eventi più tragici del secolo scorso, è palpabile, pulsante e vibra sulle pagine. Arriva di più di quello di Clara, ma per ovvi motivi: Clara vive nel 1911, il suo legame con il marito appare da subito meno profondo, meno complice.
La mia percezione è stata che Taryn piangesse la perdita di un compagno di vita, Clara quella di un futuro felice e pianificato con una persona alla quale voleva bene, pur non conoscendola a fondo.

L'autrice ha saputo gestire benissimo due storie ambientate sì nella stessa città, ma di fatto in due mondi completamente diversi, e a rendere le emozioni, la gestualità e le abitudini delle due protagoniste in modo perfettamente coerente con l'epoca di riferimento.
Mi è venuta una gran voglia di leggere altri suoi lavori, e ho già sul fidato iPad2 "A bridge across the ocean", il suo ultimo romanzo: sono curiosissima, spero di riuscire a leggerlo presto!

Consigliatissimo, soprattutto a chi avesse amato i romanzi di Sara Jio (usciti in Italia editi Nord) perchè un po' ve la ricorderà, e a chi, come me, avesse pianto calde lacrime leggendo "Il giorno che aspettiamo" di Jill Santopolo: questo vi piacerà davvero tanto.

Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3

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